9. Pechino Pieghevole di Hao Jingfang

Il nono incontro del Tè letterario si è tenuto il 25 febbraio 2021 dalle ore 14:30 in videoconferenza su zoom. Il libro scelto dai lettori è stato: Pechino pieghevole di Hao Jingfang (trad. di Silvia Pozzi, ADD, 2020).

La recensione vincitrice

“Pechino Pieghevole”, di Hao Jingfang
di Cecilia Flaccavento

Un impiegato solitario che mette in gioco la cosa più di valore che possiede – la sua dignità – e rischia tutto per dare un futuro all’unica persona a cui tiene al mondo, che non è nemmeno una sua familiare; le imprese di alcuni musicisti costretti ad esercitare un’ arte spogliata di significato e coinvolti in un concerto suicida per salvare il mondo dagli alieni; i dilemmi esistenziali di un gruppo di cloni che si interrogano sul libero arbitrio, il concetto di identità e il valore della memoria; il viaggio itinerante e catartico di un uomo imprigionato in un limbo tra la vita e la morte; la scoperta archeologica che porta un uomo qualunque ad avere una conversazione esilarante e sconvolgente con il Primo Augusto Imperatore Qin. Questi sono solo alcuni dei profili che l’autrice Hao Jingfang, originaria di Tianjin, immagina e racconta nel suo capolavoro “Pechino Pieghevole” (Beijing zhidie), opera del 2010 pubblicata in italiano da ADD Editore (Torino, 2020) che attira quasi da subito l’attenzione letteraria internazionale, tanto da aggiudicarsi meritatamente il prestigioso premio letterario Hugo nel 2016.

La raccolta di novelle si sposta sinuosamente da un racconto all’altro, apparentemente slegati tra loro, in cui la scrittrice dà prova del suo impetuoso talento descrittivo e guida il lettore attraverso la prospettiva dei diversi protagonisti e delle loro realtà esperienziali che, per quanto diverse, sembrano legate da un unico messaggio finale e filo conduttore: il potere insopprimibile delle domande.

“Quali soluzioni proporresti tu, se avessi il potere di cambiare il corso degli eventi? Contro cosa ti ribelli, in realtà? Se un giorno il genere umano sparisse, cosa lasceresti per rappresentare la sua Cultura? Qual è il ruolo dell’umanità nell’universo? Cosa ci distingue dalle altre possibili forme di vita intelligenti? Cosa distinguerebbe te, da un tuo clone in tutto e per tutto identico a te? Quale angolo di te hai paura di esplorare, impedendoti di trasformarti, crescere, rinascere? Cosa significa per te una Festività? Cosa faresti se da domani potessi vedere solo immagini delle montagne, del mare, della Luna? Cosa mai potrebbero avere in comune la Musica e l’Astrofisica? Che scopo ha comprendere la realtà delle cose? A cosa serve la cultura, se si vive solo per riprodursi? Comprendere il mondo esterno porta davvero a comprendere anche se stessi? Che differenza c’è tra la vita di un automa in stato comatoso e la vita della maggior parte degli esseri umani? Che ritornello ripeteresti a te stesso, per nutrire giornalmente il tuo ego e la tua apparente felicità? Cosa chiederesti e con cosa ricatteresti un illustre personaggio storico? Cosa vuol dire per te essere davvero immortale?”

Un quesito continuo, uno più difficile e profondo dell’altro, che disorienta l’interlocutore e mette costantemente in discussione l’idea che l’uomo ha di sé, sotto diversi aspetti. Ma a volte le opere più preziose e costruttive sono proprio quelle dotate di un punto interrogativo, piuttosto che esclamativo e categorico. Attraverso gli occhi dei suoi personaggi, rivolti ad un mondo tanto interno quanto esterno, l’autrice infatti pone a sé stessa e al lettore spunti di riflessione sui temi centrali dell’essere umano, incastonandoli sapientemente in contesti e teorie di carattere scientifico. In questo modo, gli interrogativi sul concetto di verità e di libertà, sul senso della vita sia presente che futura, sulle possibili conseguenze dell’inerzia, del distacco e dell’indifferenza, si svincolano dal campo spirituale e filosofico e si legano indissolubilmente a problemi attuali e concreti come l’inquinamento ambientale, il sovrappopolamento, la disoccupazione, il potere del dogma scientista e della ricerca sperimentale, il ruolo dei robot e le differenze tra intelligenza umana ed intelligenza artificiale.

In questo geniale cocktail esplosivo, emergono chiaramente non solo la preparazione scientifica dell’autrice, confermata dalla sua laurea in Fisica, ma anche il fatto che l’opera sia evidentemente figlia delle

preoccupazioni legate al nuovo millennio (temi che si ripresenteranno nelle sue opere successive). Infatti, tra le righe, non mancano le critiche intrinseche e più o meno velate che l’autrice rivolge alla società dei consumi attuale ed in costante declino, in cui tutto, perfino il tempo, ha un prezzo. Né si risparmiano i riferimenti significativi e non casuali a personaggi del passato sia orientale che occidentale, a volte invocati e nominati apertamente, altre volte finemente sottintesi – ad esempio il richiamo ad atmosfere e palpitazioni di orwelliana memoria – a cui attingere nel tentativo di ricercare, o ritrovare, un senso a ciò che è accaduto, che accade e che potrebbe accadere.

Tuttavia, l’aspetto che forse colpisce di più è l’approccio singolare di questa scrittrice visionaria: nel descrivere queste realtà complesse e stranianti, infatti, Hao Jingfang attraversa i moti dell’animo umano e i flussi di pensieri con un linguaggio semplice ma conciso, a tratti poetico ma mai scontato o smielato (tutti aspetti che traspaiono e che vengono magistralmente riportati nell’ eccellente opera di traduzione a cura di Silvia Pozzi).

Mentre analizza le varie prospettive narrative, l’autrice sembra avere ben chiari i punti precisi da toccare per smuovere le coscienze, quali corde dell’anima pizzicare e come farlo, per indurre ad una riflessione e ad una reazione. L’ “Arpa tra Cielo e Terra”, così, diventa l’emblema della razza umana, che spezza le catene dei patriottismi e lega tutta la popolazione terrestre attraverso un unico linguaggio comprensibile a tutti: quello dell’Arte.

Nel suo umanesimo lucido e provocatorio, Hao Jingfang ci prospetta una Pechino che, per quanto “Pieghevole”, non si piega all’imperativo di disumanizzarsi del tutto.

Via via che le pagine, i capitoli e gli episodi si dispiegano e scorrono fluidamente, allora, sorge spontaneo porre a se stessi il quesito dei quesiti: è l’autrice a farci domande su tutto questo, o siamo noi a non farcene abbastanza, e a dare per scontato tutto ciò che abbiamo e sappiamo, o crediamo di sapere, su di noi e sul mondo in cui viviamo?

Ad ogni lettore/lettrice l’ardua sentenza.

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